La menzogna sul sud e le madri di gelsomino

Una storia del sud che ci ha provato

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La Cartolina di oggi, nella prima vera domenica di sole primaverile di questo anno, la mando a Gioacchino Criaco e lo faccio con tutto il cuore per il bellissimo libro che è Le Maligredi.
Giaocchino Criaco è uno scrittore calabrese ormai noto, dieci anni fa pubblica Anime Nere, romanzo dal quale è stato tratto un film di successo. E dopo Il Saltozoppo (edito da Feltrinelli) ci regala un’altra storia di Calabria, ma questa volta diversa.
Siamo di nuovo nell’Aspromonte, terra di origine di Criaco, ad Africo, il suo paese, tra gli anni cinquanta e sessanta, dove il protagonista – Nicola – insieme ai suoi amici cresce tra santi, miracoli, malandrini e sogni.
Da Africo non passa il treno, se ti vuoi muovere il treno lo devi prendere saltandoci sopra per salire e buttandoti giù per scendere, approfittando dei tratti in cui il treno rallenta. Mi fermo a pensare: per quanto tempo i calabresi hanno vissuto saltando da un posto all’altro prendendo treni diretti altrove?
Ad Africo si cresce nella ruga, nella strada, ed è qui che cresce Nicola, con una madre e due sorelle. La ruga è una grande famiglia tenuta insieme dalle donne. Il padre di Nicola, partito per la Germania, non è tornato.
La storia è prima di tutto un omaggio alle madri di Calabria, quelle che hanno lavorato duro, quelle che hanno visto i figli partire o che hanno avuto la sventura di “avere figli sbagliati” senza alcuna colpa, in un ambiente senza prospettive di sviluppo, con gli gnuri, i proprietari di terra, che fanno i loro affari, lo Stato che si vede soltanto quando deve  indossare le uniformi per riportare l’ordine ove scoppia il disordine, i malandrini che sono rispettati da tutti in quanto dritti. 
Nicola e i suoi amici subiscono un duplice fascino rappresentato dalle due possibili prospettive dei giovani africoti: da un lato l’opportunità dei soldi facili, dall’altro la speranza del cambiamento, l’istinto alla lotta, sotto l’influenza di Papula, colui che li incita alla rivolta: Africo ha la sua industria – dice Papula – è l’Aspromonte, Africo deve avere la sua stazione ferroviaria. Il treno che si ferma, la modernità intesa come mezzo per emanciparsi dalla condizione di eterni capri espiatori di soprusi e interessi malavitosi crescenti.

Non voglio svelare nulla di più sulla trama, cosa faranno Nicola, Papula e gli altri abitanti della ruga, se non darvene la suggestione. Le maligredi ha un intreccio fitto e complesso, ma condotto con grande maestria, composto in un romanzo del quale rimangono personaggi che non vi abbandoneranno facilmente.
Soprattutto le donne, le madri, raccoglitrici notturne di gelsomini: «Le nostre madri che erano mamme di gelsomino, fate a colori che ogni notte estiva l’accendevano come lucciole: contavano ottomila gemme bianche, raccolte delicatamente per non sciuparle, e le depositavano con cautela nel sacco di lino o nella cesta di junco. (…) Da mezzanotte a giorno fatto cantavano in mezzo ai filari di gelsomino per ingannare come sirene quei timidi vampiri bianchi che si richiudevano nelle loro bare profumate per sfuggire a un sole, per loro, mortale. Ottomila fiori ci volevano per fare un chilo, e le donne li contavano perché i padroni non le imbrogliassero sul peso; le campionesse arrivavano a quarantamila per notte, per riportarsi a casa quelle poche lire buone a riempire le pance dei figli. Solo chi le ha odorate, quelle albe dense di ritorni profumati, sa quanto eroismo c’è stato nelle madri calabresi. Solo chi li ha visti, i trucchi buoni a trasformare qualche cucchiaio di triste concentrato di pomodoro in sontuose e invitanti pastasciutte, ha assaggiato il coraggio magico delle madri calabresi. Solo chi c’è stato, nella pancia del popolo calabrese, può saperlo che ci abbiamo provato a essere migliori.»

Questo vi basti. Pagine che hanno un profumo denso del gelsomino, chiudendo il libro chiudi gli occhi e lo puoi sentire, come nelle sere d’estate, quando quel profumo sembra di buon auspicio per qualcosa di buono che deve ancora accadere.

Gioacchino Criaco, Le Maligredi, Feltrinelli

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